di Aldo Carpineti
All'insegna del movimento l'inizio del 2023. Mi pare possa essere tanto di buon augurio quanto di proficua prassi. Visite in sintonia con impegni previsti o semplicemente ipotizzati. Da Torino aspetto riscontri per sviluppi legati al mondo delle Risorse Umane. Lo si voglia o no, questo argomento rimane uno dei principali momenti del mondo della produzione Forse proprio il primo, poiché in funzione degli operatori, siano essi imprenditori o collaboratori con qualsiasi contratto di lavoro, l'attività produttiva ha un senso.
Un ricordo significativo di estate 2022. Portoferraio, Isola d'Elba, Spiaggia delle Ghiaie. Chissà che non ci si torni... |
In realtà nella produzione coincidono l'interesse di chi produce e intende sostentare sé e la propria famiglia attraverso il lavoro e quello di coloro che dell'oggetto prodotto saranno i destinatari ed utilizzatori. La prima delle due categorie è ragione dello studio giuslavoristico, della legislazione del lavoro, dei rapporti detti relazioni industriali nonché, alla conclusione della catena, del contenuto individuale del rapporto di lavoro. Una materia assai complessa e variegata che è stata oggetto della mia vicenda aziendale a partire dal 1975 e si è trasformata in attività professionistica dal 1991, anno in cui dal rapporto dipendente sono passato alla partita Iva.
Argomento di grande interesse ed attualità perché riconduce, sotto gli aspetti giuridici e sotto quelli della opportunità dell'agire bene, alle relazioni ed ai comportamenti che nel mondo del lavoro hanno applicazione. L'uomo e la propria attività, le ragioni del lavorare e le modalità di esso nelle sue regole formalizzate e nelle sue esplicazioni libere (da obblighi e da diritti). Oggi un tema che riflette le stesse aspirazioni esistenziali di molti che nel lavoro non vedono soltanto uno strumento di sussistenza ma una delle risoluzioni di sé atte a realizzare il proprio legittimo fine della vita e, in definitiva, del proprio stare al mondo. Ed in effetti verso questo risultato tutto il contesto produttivo pare muoversi, su spinta contemporanea delle esigenze aziendali al legittimo profitto da distribuire (e quindi, prima, da realizzare secondo i migliori criteri organizzativi) e delle esigenze di ognuno di noi legate alle inclinazioni, ai gusti, alle aspettative personali.
Nel momento di maggiore coincidenza fra le esigenze dell'una e dell'altra parte sta evidentemente la soluzione e la ragione stessa del rapporto di lavoro, inteso singolarmente e in chiave collettiva. Col trascorrre del tempo, a partire dal dopoguerra, tutto questo insieme di momenti è andato continuamente modificando se stesso, un mondo in cammino verso soluzioni rispondenti alla attualità del vivere. Tanto più in questi ultimi anni, in cui si sono fatti urgenti motivi quali la risposta alla pandemia da covid, la precedente ispirazione allo smart working, la combinazione tra un fenomeno e l'altro, gli aggiustamenti in atto e quelli da suscitare adesso che di pandemia per fortuna si parla in termini ridimensionati, per lo meno dal punto di vista della pericolosità del morbo.
Un grande tema che può affascinare certamente chi lo tratta sotto i variegati suoi aspetti. Giuridicamente, perché tutto ciò non può prescindere da regole definite e chiare la cui intrerpretazione sia base per convivenze utili e coordinate, amministrativamente e contabilmente da parte di chi si dedichi alle tematiche tecniche delle paghe e dei contributi (oggi detto payroll, più o meno computerizzato) e in forma gestionale rispondente ai criteri legati alle migliori scelte non vincolate da alcuna modalità giuridica. Le prassi dunque del buon produrre e del produrre con modalità sostenibili. Sono argomenti oggi più che mai sul tappeto delle proposte e del confronto costruttivo. Viverne i contenuti può essere motivo di soddisfazione e di motivazione ai propri intenti. Per me (e scusate il ricorrente motivo personale) il primo modo, tanti anni fa, di accostarmi all'intero tema e tuttora fonte di interesse e persino di curiosità mai del tutto compiute ed esaurite.
Limone è per me anche questo. Un poco polemicamente (lo ammetto) questa sia una risposta a chi, quando mi sposto su zone diverse da quelle di mia residenza, mi augura tout court buone vacanze. Sia una polemica a fin di bene, tendente a chiarire la scelta di molti, non soltanto la mia, di interpretare il lavoro e l'intera propria vita in una certa prospettiva. Una delle tante, non la sola né necessariamente la migliore. In realtà mi pare si possa dire che la ricerca delle più utili e soddisfacenti convivenze fra i modi di lavorare (e di vivere) sia il senso dell'intera dialettica legata al nome di Risorse Umane, qualsiasi ne sia il ramo prescelto ed il suo sviluppo. Mi pare anche che chi boicotti questi intenti boicotti la stessa Vita Umana, e non sembra una finalità fra le più nobili. Il rispetto di chi lavora per il benessere proprio e di tutti ed il rispetto dello stesso Lavoro compiuto in questa direzione è una delle prime caratteristiche di chi possa considerarsi una persona civile.
Pane e giustizia si invocava al manzoniano forno delle grucce. I tempi sono cambiati ma la sostanza non molto. Adeguatezze economiche e trattamenti personali secondo quanto ciascuno ha diritto di pretendere sono alla base di convivenze pacifiche e duratura prosperità. Sulle concrete componenti di questa (progressi nell'ambito della salute, dell'economia personale e famigliare, nel sentire sé e il mondo come confacenti ai propri sentimenti migliori, messi mature, vigne abbondanti e tini ricolmi, affetti sinceri, ricambiati ed appaganti) ci sarebbe molto da dire, ne faremo oggetto di articoli successivi. Per il momento bastino le Hr.
Buon lavoro a tutti, dunque, ed anche buone vacanze. Un modo, fra tanti, di augurare buon anno o (contentiamoci per il momento) un suo buon inizio. Al resto si penserà strada facendo, forti di doti non comuni di problem solving.
(cliccare sulle foto per ingrandirle)
Domenica 1 gennaio 2023
© Riproduzione riservata
376 visualizzazioni